Trattamento del tumore a piccole cellule o microcitoma

Il tumore polmonare a piccole cellule o microcitoma (SCLC-small cell lung cancer), così definito per le piccole dimensioni delle cellule che lo compongono, costituisce circa il 10-15% delle neoplasie toraciche.

 

Generalmente la localizzazione è centrale (in prossimità delle grandi vie aeree), ed è uno dei tumori polmonari più aggressivi dal punto di vista biologico, con rapida tendenza alla metastatizzazione.

 

Il principale fattore di rischio è rappresentato dal fumo di sigaretta (solo nell’1% dei casi il microcitoma viene diagnosticato in soggetti non fumatori), il rischio cresce con l’aumento del numero di sigarette fumate e della durata dell’abitudine tabagica. Smettere di fumare non solo riduce il rischio che si sviluppi un microcitoma, ma migliora la qualità di vita e la prognosi complessiva, anche a seguito della diagnosi.

 

Gli altri fattori di rischio sono quelli comuni allo sviluppo del tumore del polmone in generale (⇒ “fattori di rischio”), come ad esempio, smog e inquinamento, inalazione di sostanze nocive, patologie polmonari.

Sintomi

I sintomi d’esordio possono essere poco specifici, pertanto difficilmente riconoscibili (“i sintomi”). Generalmente, essendo una malattia che si localizza in prossimità delle grandi vie aeree, possono manifestarsi:

 

  • tosse (stizzosa o produttiva), sintomo presente nella maggior parte dei fumatori e in chi soffre di bronchite cronica. È importante valutare i cambiamenti della tosse in termini di intensità, durata e caratteristiche
  • sangue nel catarro (emoftoe)
  • sensazione di mancanza di fiato o difficoltà respiratoria (dispnea)
  • dolore al torace
  • sintomi aspecifici come stanchezza e facile affaticabilità (astenia), inappetenza e perdita di peso.

 

Il microcitoma, più frequentemente degli altri tipi di tumore del polmone, si può associare a sindromi paraneoplastiche, con manifestazioni che si verificano in zone distanti dal tumore o dalle sue metastasi. Possono essere scatenate da sostanze o ormoni prodotti dalle cellule tumorali che, entrando in circolo, possono causare: febbre, dolori articolari diffusi, riduzione dei valori di sodio e incremento del calcio agli esami del sangue, incremento dei livelli di cortisolo nel sangue, alterazioni metaboliche.

Stadiazione

La stadiazione, effettuata con specifici esami radiologici (“procedure diagnostiche”), permette di descrivere la sede, la posizione e l’eventuale diffusione del tumore dal torace ad altri organi. La stadiazione permette di dare una corretta indicazione terapeutica, in quanto ogni stadio richiede tipi di trattamento diversi e ha una diversa prognosi. Il sistema di stadiazione TNM, disegnato originariamente per il tumore del polmone non a piccole cellule, può essere applicato anche al microcitoma polmonare (vedi paragrafo) indicando con il parametro T le dimensioni del tumore primario, con N il coinvolgimento dei linfonodi, con M la presenza di metastasi.

 

Tuttavia, la vecchia classificazione che suddivideva semplicemente gli stadi in “limitato” ed “esteso”, è ancora in gran parte utilizzato nella pratica clinica per la sua semplicità e per il suo risvolto clinico-terapeutico. In questo sistema si definisce malattia in stadio limitato una malattia confinata a uno degli emitoraci (in una metà del torace, verosimilmente in un solo polmone) e ai linfonodi regionali.

 

Quando la malattia non è più confinata ad un solo polmone ma sono presenti metastasi a distanza viene definita in stadio esteso

 

A ciascuno dei due stadi, limitato ed esteso, corrisponde una specifica strategia terapeutica.

Principi di terapia

Molto di rado il microcitoma, e solamente se in stadio limitato, può essere operato.

 

In genere, il trattamento di scelta è la terapia sistemica, cioè una terapia medica che permette un controllo generalizzato (sistemico) della malattia.

 

La terapia sistemica classica è la chemioterapia che prevede la somministrazione di farmaci specifici, detti citotossici, che vanno a bloccare la crescita e distruggere le cellule tumorali presenti. Un altro tipo di terapia sistemica promettente per il trattamento di questa malattia, e introdotta di recente, è l’immunoterapia, somministrata in associazione e dopo la chemioterapia.  I farmaci immunoterapici hanno come meccanismo d’azione lo stimolo del sistema immunitario: sollecitano le difese immunitarie dell’organismo a riconoscere e bloccare le cellule tumorali.

 

Visto il diverso meccanismo d’azione, gli effetti avversi potenzialmente correlati a chemioterapia ed immunoterapia sono differenti. La chemioterapia non è selettiva nei confronti delle cellule tumorali, per cui danneggia tutte le cellule che proliferano rapidamente, ad esempio le cellule sane delle mucose intestinali, dei capelli e del sistema emopoietico (da cui hanno origine i costituenti del sangue). Questi danni sono la causa principale degli effetti collaterali. Tali disturbi si riducono a distanza di giorni dal trattamento, perché le cellule sane si rigenerano, e possono essere gestiti grazie alle terapie di supporto. Alcuni effetti collaterali che si possono verificare in corso di chemioterapia sono: nausea e vomito, disturbi intestinali, perdita dei capelli, tossicità alle fibre nervose con alterazioni dell’udito o alterazione della sensibilità di mani e piedi, alterazione dei valori agli esami del sangue come riduzione dell’emoglobina con stanchezza, riduzione delle difese immunitarie con aumento del rischio di infezioni e riduzione dei valori delle piastrine con rischio di ecchimosi e micro-emorragie.

 

L’immunoterapia ha effetti collaterali diversi, dovuti ad una possibile iper-attivazione del sistema immunitario, che sono solitamente più gestibili, quali stanchezza, prurito e irritazioni cutanee, coliti e diarrea, febbre, dolori a ossa e articolazioni.

 

La valutazione e il trattamento di questi sintomi rappresentano un elemento importante del percorso di cura tramite specifiche terapie di supporto, volte a migliorare la tollerabilità al trattamento e ottimizzare la qualità della vita. (consulta il libretto “Terapie di supporto nel tumore del polmone“)

 

La radioterapia è un’altra delle componenti importanti del trattamento del microcitoma polmonare. Essa può essere effettuata in associazione alla chemioterapia o dopo completamento del trattamento sistemico. Essa consiste in radiazioni ionizzanti che hanno lo scopo di distruggere le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani circostanti.
La radioterapia può essere effettuata sul torace, la zona del corpo in cui origina il tumore, con il fine di migliorare il controllo locale di malattia, oppure a livello cerebrale per prevenire la comparsa o trattare la presenza di secondarietà encefaliche, oppure in altre sedi corporee, in presenza di metastasi, per alleviare i sintomi da esse causati (radioterapia a scopo palliativo). La durata del trattamento radioterapico dipende dai volumi tumorali, dalla sede e dall’intento (curativo o palliativo).

 

SCLC: malattia limitata

Solo il 30% dei pazienti con SCLC ha una malattia in stadio limitato alla diagnosi, presente, cioè, solo in una metà del torace, senza metastasi in altri organi.  In casi molto rari la malattia può essere operata, ma generalmente la terapia di scelta più efficace è una combinazione di chemioterapia e radioterapia, volta a ridurre il rischio che la malattia si ripresenti.

 

Nel caso di malattia limitata è indicato un trattamento di associazione di chemioterapia e radioterapia, che possono essere somministrate contemporaneamente o in successione, in base al volume tumorale e alle caratteristiche del paziente. Il trattamento combinato chemio-radioterapico migliora il controllo locale della malattia e la prognosi, perché riduce la probabilità che la malattia si ripresenti o cresca nella stessa sede.

 

La chemioterapia è generalmente composta dalla combinazione di due farmaci (cisplatino o carboplatino ed etoposide). Gli effetti collaterali possono essere: anomalie nei valori dell’emocromo (abbassamento di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), nausea e vomito, stanchezza, perdita di capelli.

 

Per ridurre il rischio di comparsa di metastasi encefaliche, piuttosto frequenti nel SCLC, una radioterapia profilattica dell’encefalo (PCI, Prophylactic Cranial Irradiation) potrebbe essere proposta dall’oncologo curante.

 

Nel quadro clinico della malattia limitata non ci sono attualmente dati che supportino l’impiego dell’immunoterapia.

 

SCLC: malattia estesa

Più del 60% dei pazienti affetti da SCLC presenta alla diagnosi malattia in stadio esteso. Alla malattia presente a livello del torace, si aggiungono, cioè, una o più metastasi a distanza.

 

In questi casi la strategia terapeutica più efficace prevede la somministrazione di un trattamento ‘sistemico’ che possa raggiungere tutti i distretti corporei.

 

La chemioterapia con derivato del platino (cisplatino o carboplatino) ed etoposide combinata all’ l’immunoterapia (la cui somministrazione prosegue anche per un periodo successivo dopo il completamento del trattamento chemioterapico) rappresenta oggi la principale scelta terapeutica.  

Gli studi clinici

Per alcuni pazienti, l’inclusione in uno studio clinico può rappresentare la miglior opzione di trattamento. Gli studi clinici sono parte del processo di ricerca e sono volti ad indagare se nuovi trattamenti sono sicuri ed efficaci e sono migliori rispetto all’attuale standard terapeutico.

 

Tutte le terapie oncologiche, attualmente in uso, derivano da uno studio clinico condotto su persone con la stessa malattia. Quando i farmaci testati in uno studio clinico dimostrano un beneficio rispetto al placebo o alla cura standard, vengono approvati e diventano così prescrivibili nella pratica clinica. Gli studi clinici sono disegnati per includere pazienti con lo stesso tumore e stadio di malattia e possono avere diversi obiettivi: controllare la malattia, diminuire la possibilità di ricaduta dopo il termine della cura, ridurre gli effetti collaterali delle terapie o personalizzare il trattamento (cioè scegliere il farmaco specifico e meno tossico per una determinata persona). La partecipazione a una sperimentazione clinica comporta che si debbano rispettare alcuni criteri di inclusione ed esclusione, che riflettono le caratteristiche della persona e della malattia, e che hanno l’intento di rendere omogenea la popolazione oggetto di studio e limitare le possibili tossicità. In alcuni casi lo studio prevede una “randomizzazione”, cioè l’assegnazione dei farmaci previsti nello studio clinico avviene in modo casuale.

 

Sono in corso diversi studi clinici per il microcitoma che valutano l’efficacia di farmaci biologici dal diverso meccanismo d’azione con l’obiettivo di massimizzare gli effetti dei trattamenti e il controllo della malattia.

Le cure palliative

Per cure palliative si intende qualunque forma di trattamento che ha come obiettivo il controllo dei sintomi, correlati prevalentemente al tumore, nell’ottica di migliorare la qualità di vita ed il supporto al malato ed ai suoi familiari. La chemioterapia e la radioterapia possono non essere indicate in pazienti fragili, a causa del rischio di importanti tossicità e a fronte di un beneficio clinico molto limitato. In questi casi può essere più vantaggioso controllare la sintomatologia e migliorare la qualità di vita ricorrendo alle cure palliative, piuttosto che effettuare un trattamento oncologico attivo. D’altro canto, le cure palliative possono essere un ottimo coadiuvante della chemio e della radioterapia.

 

Per saperne di più sul carcinoma polmonare a piccole cellule o microcitoma, consulta il libretto “Microcitoma polmonare, dalla diagnosi alla cura“